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Título Artículo Sulle insegue araldiche nelle cappelle gentilizie dei Lupi e una attribuzione ad AltichieroArtículo de Revista
Parte de Il Santo : Rivista francescana di storia dottrina arte.
Año 42 Ser. 2 Fasc.1-3 (2002)
Pagina(s) 373-389
Autor(es) Hein, Barbara (Autor)
Idioma Español;
Resumen L'articolo punta su di un aspetto marginale della decorazione della cappella di San Giacomo al Santo, eretta da Bonifacio Lupi (1372-1379), e dell'oratorio di San Giorgio, edificio funebre del cugino Raimondino Lupi (1377-1384): le insegne araldiche. Della serie di emblemi che celebrano i committenti facevano originariamente parte numerosi lupi rampanti dipinti in blu sotto gli archetti pensili all'esterno dell'oratorio di San Giorgio. La loro ideazione viene in questa sede attribuita ad Altichiero. Sulla base dell'individuazione di alcuni frammenti d'intonaco, l'autrice ipotizza inoltre che i muri esterni dell'oratorio di San Giorgio fossero originariamente dipinti di rosso. Considerando il fatto che per esporre l'insegna del committente in una cappella gentilizia era necessaria una specifica concessione da parte dell'ordine francescano, la grande estensione di decorazioni araldiche delle due cappelle dei Lupi risulta singolare. Inoltre colpisce che gli artisti scelgano le insegne come campo di sperimentazione per soluzioni spiccatamente realistiche. La varietà delle invenzioni di Altichiero nell'oratorio di San Giorgio concorda pienamente con il gusto riscontrabile nell'affresco della famiglia Cavalli in Sant'Anastasia a Verona. Una seconda funzione delle insegne araldiche - già segnalate da altri autori nel ciclo narrativo di San Giacomo - è l'evocazione di legami diplomatici e di amicizia: l'autrice individua nell'inquartato rosso e bianco ricorrente nella scena di battaglia in San Giacomo un riferimento allo stemma della famiglia Dotti, fedeli seguaci dei Carraresi e cittadini di Padova di grande importanza. La capacità di Altichiero di intrecciare le insegne araldiche nella tessitura delle storie dipinte si ritrova anche nella scena della "Decollazione di san Giorgio". Qui ricorre l'insegna della testa di moro, la cui resa del profilo carnoso - con paralleli nell'opera di Taddeo Gaddi a Firenze - conferma l'insistita ricerca realistica di Altichiero anche nei particolari più marginali.