Il saggio, partendo dalla riflessione teorica che nell’Ottocento animava la cultura del restauro europeo, analizza il pensiero di Camillo Boito, il quale, a partire dall’ultimo quarto del XIX secolo, definisce una nuova teoria, espressione di un complesso e attento equilibrio delle tendenze viste precedentemente fronteggiarsi e che costituisce il manifesto del restauro filologico. E’ poi ripercorsa l’attività dell’architetto romano nella basilica antoniana per il settimo centenario di Sant’Antonio - dove interviene con opere di architettura nuova e di restauro. Dall’intervento sull’altare maggiore, - considerato, da sempre, dalla storiografia come un’opera di restauro, l’autore, attraverso un’analisi attenta delle relazioni e degli scritti del Boito, lo definisce, viceversa, un vero intervento di nuova architettura - si passa alle attività proprie della conservazione, dove a un Boito ancora condizionato dal pensiero stilistico, si affianca il Boito restauratore attento e rispettoso del monumento, inteso quale documento portatore di una testimonianza storica, di arte e di civiltà.