Dopo aver costituito per molti secoli un solido punto di riferimento per la vasta comunità levantina, nell'età dell'imperialismo la presenza francescana a Costantinopoli finì sempre più per assumere un marcato valore nazionalistico. In questo senso, l'esperienza di Pio Leonardo Navarra come ministro della Provincia d'Oriente dell'Ordine dei Frati minori conventuali, si presta a cogliere in maniera esemplare quella complessa linea evolutiva che contraddistinse il progressivo definirsi dei rapporti tra mondo cattolico e realtà politico-sociale dall'età giolittiana all'affermazione del «centrismo».
Attraverso l'azione di Navarra – in seguito vescovo di Gubbio (1921-1932) e poi di Terracina, Sezze e Priverno, nell'Agro Pontino «redento» (1932-1951) – è quindi possibile ripercorrere le tappe che condussero tanta parte del clero dall'intransigentismo leonino all'accoglimento di quelle istanze patriottico-nazionaliste che prefigurarono il successivo incontro con il regime fascista negli anni del pontificato di Pio XI. Un percorso per molti versi esemplare, contrassegnato dal conflitto italo-turco, dalla Grande guerra – durante cui Navarra svolse un'intensa opera di assistenza materiale e spirituale nei confronti dei tanti connazionali che vivevano in un Impero ottomano ormai inarrestabilmente avviato verso la definitiva disgregazione – e, ancora, dalle schermaglie diplomatiche che portarono alla costruzione della «chiesa nazionale italiana» di Sant'Antonio a Costantinopoli (1906-1913).