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Título Artículo Il modello antoniano: tombe di santi su colonne o su cariatidi in area veneta nel TrecentoArtículo de Revista
Parte de Il Santo : Rivista francescana di storia dottrina arte.
Año 48 Ser. 2 Fasc.1-2 (2008)
Pagina(s) 123-144
Autor(es) Tomasi, Michele (Autor)
Idioma Español;
Resumen Gli studi di storia dell’arte degli ultimi decenni hanno dedicato un’attenzione crescente alle tombe dei santi, soprattutto quelle sorrette da colonne o cariatidi. Gli specialisti sono inclini ad attribuire un ruolo determinante, nella diffusione di questa tipologia, all’arca costruita nella chiesa di San Domenico a Bologna, tra il 1264 e il 1267, per il fondatore dell’ordine dei Predicatori. Senza voler negare l’importanza del sepolcro bolognese, si vorrebbe qui sfumare questa analisi. Anzitutto, bisogna rammentare che le tombe su colonne o cariatidi erano particolarmente adatte per custodire i resti mortali dei santi, per un complesso intreccio di ragioni simboliche e funzionali: di conseguenza, arche di questo tipo furono correntemente utilizzate in Europa durante il XII e XIII secolo. Nell’Italia del XIII e XIV secolo, tuttavia, la scelta dell’arca su colonne non era obbligata, e in determinate aree, come per esempio la Toscana, altre forme, come quella del sepolcro parietale pensile, godettero di un successo equivalente o superiore. Le tombe di santi su colonne o su cariatidi sono invece predominanti nell’area veneta, friulana e adriatica. Le opere conservate e quelle raffigurate nella pittura contemporanea sembrano indicare che un modello spesso almeno parzialmente imitato in questa regione fu quello del sepolcro di sant’Antonio di Padova, costruito nel 1263, di cui molte arche ripresero due aspetti caratteristici: l’elevazione su colonne e il ricorso a marmi policromi.