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Título Artículo Bonaventura da Iseo Omin e le sue opere: status quæstionisArtículo de Revista
Parte de Il Santo : Rivista francescana di storia dottrina arte.
Año 48 Ser. 2 Fasc.1-2 (2008)
Pagina(s) 87-122
Autor(es) Lombardo, Eleonora (Autor)
Idioma Español;
Resumen Bonaventura da Iseo fu personaggio di primo piano dell’ordine dei frati Minori intorno alla metà del XIII secolo. Dopo un periodo in Provenza in qualità di provinciale, egli fu chiamato a sostituire l’allora ministro generale Crescenzio da Iesi durante il primo concilio di Lione. Probabilmente, fu questa per il frate un’occasione per accostare i massimi intellettuali dell’epoca, allora presenti alla corte di Innocenzo IV. Dopo la deposizione di Crescenzio e l’elezione di Giovanni da Parma, Bonaventura divenne socius del nuovo Generale sia durante il suo viaggio presso l’imperatore di Nicea Giovanni Vatatzes sia durante le sue incessanti visite presso i conventi italiani. Divenuto ministro della provincia della Marca Trevigiana nel 1248, egli è ricordato nella Cronica di Salimbene per essere stato troppo in confidenza con l’allora tiranno della zona Ezzelino da Romano. Passò i suoi anni da provinciale in continuo movimento, dentro e fuori la Marca, concludendo poi la sua vita, forse intorno al 1280, a Venezia. L’ultimo atto che lo vede protagonista risale al 1273. Sono attribuiti a questo frate numerosi sermoni Festivi et de tempore, raccolti in due serie di manoscritti conservate entrambe presso la Biblioteca Antoniana di Padova (mss. 442-447). La più antica di esse risale alla metà del XIV secolo, l’altra invece, tradizionalmente definita copia della prima, fu scritta verso la fine dello stesso. L’articolo, dopo aver offerto una panoramica della storia dei manoscritti nei cataloghi della Biblioteca, si rivolge alla storiografia, sviluppata soprattutto in ambito padovano grazie a studiosi come Sartori, Marangon, Costa e Gaffuri, che si è occupata della produzione omiletica del frate, e si impegna, tramite un continuo riferimento ai sermoni, a cercare di introdurre il problema relativo alla composizione e alla funzione di essi. Si tracciano così le linee per risolvere il complesso problema del rapporto tra le due serie, spiegando come il copista che redasse i manoscritti più recenti fosse mosso da interessi personali, tanto da scegliere dai sermoni solo excerpta o passaggi significativi validi per la propria predicazione, mentre, nel momento in cui comincia a copiare interi sermoni, non si sente vincolato alla fedeltà al testo. Per quel che riguarda la serie antica, si mette in luce come i sermoni di Bonaventura da Iseo siano un’opera strutturata per essere un aiuto ed un modello per i predicatori interni all’Ordine, creando una complessa trama di citazioni biblico-patristiche che fosse adatta a qualsiasi esigenza potesse presentarsi ad un frate durante la propria esposizione. In conclusione, dopo aver espresso la volontà di continuare a cercare di comprendere l’opera di Bonaventura da Iseo, l’autrice si rivolge brevemente all’altra opera attribuita al frate, questa di ambito alchemico: il Liber Compostella, limitandosi però ad esporre la situazione degli studi che hanno interessato questo curioso libello.