Il contributo parte dall'analisi della bolla del vescovo di Ceneda, Manfredo di Collalto, che concede, su richiesta dei frati del convento padovano, con il permesso del vescovo diocesano Pagano della Torre, l'usuale indulgenza di quaranta giorni, in occasione della traslazione del corpo di sant'Antonio. Traslazione che avviene in concomitanza con il capitolo generale dei fati Minori fissato a Padova nel precedente capitolo di Tolosa (1307). Viene rilevata l'importanza del capitolo generale nella prassi francescana e la scelta del convento padovano – importante centro di studi e della tradizione della Communitas – in un momento in cui le tensioni all'interno dell'Ordine stanno raggiungendo l'apice. La memoria di santità di Antonio avrebbe potuto essere il punto di legame tra le due anime che si dibattevano nell'Ordine minoritico. In appendice viene edita l'edizione diplomatica della bolla di indulgenza di Manfredo di Collalto e una di poco precedente, rilasciata dall'arcivescovo di Ravenna Rinaldo di Concorezzo.