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Título Artículo Sulle tracce di Stefano da Ferrara nella basilica del Santo di PadovaArtículo de Revista
Parte de Il Santo : Rivista francescana di storia dottrina arte.
Año 61, Fasc. 1-2 (2021)

Pagina(s) 217-232
Autor(es) Guarnieri, Cristina (Autor)
Idioma Español;
Resumen Il contributo parte dall’analisi dell’affresco trecentesco con Quattro santi (Cosma e Damiano, Bartolomeo e un santo cavaliere), di recente restaurato nella cappella della Madonna Mora al Santo, insieme a una soprastante Madonna in trono col Bambino più tarda, di primo Quattrocento. I Santi vengono ricondotti alla mano dell’autore della venerata immagine della Madonna del pilastro che Giorgio Vasari, nell’edizione giuntina della Vita di Andrea Mantegna, assegna al celebre pittore Stefano da Ferrara, responsabile, secondo le fonti antiche più autorevoli, dei perduti Miracoli di sant’Antonio dipinti nella cappella dell’Arca. Sulla base di questo collegamento viene ricostruita l’attività di Stefano in basilica, che comprende, oltre alla Madonna col Bambino e una committente dipinta sul pilastro del pulpito, già assegnatagli da Mauro Lucco e datata 1376, anche la Madonna dell’umiltà e santi dipinta nella lunetta della tomba del soldato e podestà di Padova Federico Lavellongo, morto nel 1373, collocata nell’andito che dalla basilica conduce al chiostro del Capitolo. A fronte di una vicenda critica assai complessa, che vede l’artista ferrarese come uno dei principali protagonisti del Trecento figurativo padano, attivo secondo gli studi più recenti tra Ferrara (casa Minerbi-Dal Sale), Cremona (chiesa di Sant’Agostino), Treviso (chiesa di Santa Caterina) e Padova (chiesa degli Eremitani, chiesa di Santo Stefano e cappella del castello carrarese), si è tentato di ridefinire i tempi e i luoghi dell’attività del pittore, affidandosi per il momento alla sua documentata attività padovana e all’unica opera legata al suo nome.