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Título Artículo Le pale settecentesche per il tornacoro della basilica del SantoArtículo de Revista
Parte de Il Santo : Rivista francescana di storia dottrina arte.
Año 62, Fasc. 1 (2022)

Pagina(s) 129-150
Autor(es) Dalla Costa, Niccolò (Autor)
Idioma Español;
Resumen Con un resoconto degli studi compiuti fino a oggi, si espongono le conoscenze in merito alle cappelle del tornacoro nella basilica del Santo a Padova tra l’inizio del Settecento e la fine dell’Ottocento, ovvero quando ebbe inizio il grande restauro a opera di Camillo Boito. Nello specifico si analizzano le pale d’altare, che adornavano tali cappelle, dipinte dai grandi pittori viventi nel Lombardo-Veneto nella prima metà del XVIII secolo: Pellegrini, Tiepolo, Ceruti, Rotari, Pittoni, Piazzetta, Balestra e Bortoloni. A oggi solo la pala di Bortoloni risulta scomparsa, oltre a essere stata l’unica commissionata dal patrono della relativa cappella, diversamente dalle altre, per le quali il committente fu la Veneranda Arca del Santo. Le pale vengono descritte sotto gli aspetti cronologici, artistico-descrittivi ed emozionali. Vengono inoltre presentati i giudizi di alcuni grandi storici e critici, a partire dalla metà del Settecento fino ai giorni nostri. I documenti in nostro possesso ci raccontano quanto questi quadri abbiano avuto una vita travagliata fin dall’inizio della loro permanenza in basilica con i problemi connessi al clima umido al suo interno, per non parlare del pericoloso incendio scoppiato nel marzo del 1749. Lo smembramento attuato da Boito nel 1894, inoltre, ha realmente compromesso l’organicità dell’apparato artistico che si era venuto a creare, in nome di un ritorno al passato, costringendo a disseminare le pale in vari angoli del convento e comportando anche, per alcune, l’incubo dell’oblio. Solo infatti nel 1981, in occasione della grande Mostra Antoniana a Padova, per la prima volta le tele vengono di nuovo esposte tutte assieme e con l’ufficiale riapertura del Museo Antoniano nel 1995 trovano ivi stabilmente e definitivamente una loro fissa postazione, dove possano essere ammirate dal pubblico e dagli studiosi.